L’abitato altomedievale si concentra all'interno dell'area urbana chiusa da mura, passeggiando nelle vie caratterizzate da ciottoli e mattoni che compongono nella pavimentazione variegati motivi, non possiamo fare a meno di fermarci presso l’ex convento di S. Francesco che ospita la Raccolta d’Arte S. Francesco, la Pinacoteca Civica e il Museo Nazionale della Cività dell’Ulivo.
Complesso Museale di San Francesco
Complesso Museale di San Francesco
Inaugurato nell’ottobre del 1996 trova collocazione in una parte dell'ex convento dei Frati minori Conventuali. L’edificio sorto nel XIII secolo è stato nella prima metà del ‘600 completamente ricostruito.
Il Chiostro presenta nelle lunette affreschi raffiguranti le Storie della vita di san Francesco, opera di Bernardino Gagliardi, pittore nato a Città di Castello nel 1609 e morto a Perugia nel 1660. La presenza del pittore a Trevi si deve al fatto che fosse “di carattere piuttosto caldo”, si sarebbe infatti ritirato presso i Francescani per “aver forte menato le mani” in Perugia. In questo periodo di esilio realizzò le lunette del Chiostro, con gli evangelisti e santi e nel vano adiacente al chiostro e le decorazioni della foresteria: le tre virtù cardinali: Fede, Speranza e Carità e la virtù monastica della Continenza; al centro della volta l’estasi di san Francesco. Gli affreschi risalgono al 1645.
Pinacoteca
La accoglie opere di straordinario interesse storico-artistico del periodo medievale e rinascimentale: trittico e quadrittico con le storie della vita di Cristo di Giovanni di Corraduccio del secolo XV, l’Incoronazione della Vergine di Giovanni di Pietro, detto lo Spagna, una Madonna con il Bambino del periodo giovanile del Pinturicchio e la grande pala d’altare con l’Assunzione della Vergine di Alessandro Turchi, soprannominato l’Orbetto, del 1640.
Inoltre vi sono esposti reperti che sono testimonianza delle origini antiche della città che vanno dall'epoca romana all'Ottocento, mentre il museo archeologico presenta materiali di scavo (cippi, iscrizioni, terrecotte) provenienti soprattutto dalla località Pietrarossa, sito dell’antica Trebiae romana. Qui recenti scavi archeologici hanno portato alla luce, una necropoli longobarda. Gli oggetti rinvenuti, come la ricostruzione di una tomba con lo scheletro di una donna anziana con corredo funerario del VII secolo d. C., che ora trovano degna collocazione nella sezione archeologica del Complesso Museale di San Francesco.
Chiesa di San Francesco
Costruita nella prima metà del secolo XIV su un preesistente edificio sacro del XIII secolo si presenta secondo lo stile degli ordini mendicanti a sala unica con tetto a capriate.
L’interno conserva tracce di affreschi dei secoli XIV, XV e XVI. Da vedere un preziosissimo organo da muro del 1509, tra i più antichi del mondo del Cinquecento, di recente restaurato e un Crocifisso da iconostasi, dipinto nella prima metà del XIV secolo.
La Chiesa e il convento testimoniano la presenza del santo a Trevi che predicò al popolo trevano nella piazza del Comune nell’anno 1213, dove si svolse il famoso episodio dell’asino narrato dal Pisani nel “De conformitate”.
Museo Nazionale della Cività dell’Ulivo.
Il Museo è dedicato alla cultura dell'olio ed alla coltura dell'olivo, vuole offrire al visitatore di far conoscere il microcosmo legato alla coltivazione dell'ulivo e alla produzione dell'olio nell'ambiente trevano e umbro.
Questo "sistema museale" esalta lo stretto rapporto tra la coltura dell'olivo, il suo prodotto, le trasformazioni ed evoluzioni dell'ambiente in cui per secoli è cresciuto ed è stato coltivato l'ulivo, con le sue implicazioni sociali ed economiche. Un itinerario di visita guidato accompagna l'ospite all'interno del ciclo della coltivazione dell'ulivo, della produzione e conservazione dell'olio, dando indicazioni sulle varie tecniche di lavorazione ed estrattive, non dimenticando i rituali, le superstizioni, le credenze religiose tipicamente locali.
Un'esposizione sintetica ma completa, che si articola in quattro sezioni:
1 -botanica;
2 - conosciamo l'olio e l'ulivo;
3 - l'ulivo simbolo di pace;
4 - storia dell'ulivo.
Il carattere didattico di questa parte del museo trova divertente espressione nelle vignette disegnate da Ro Marcenaro destinate al pubblico dei piccoli.
Villa Fabbri
La Villa, oggi sede dell'Ufficio Turistico comunale, dell'Associazione Regionale Strada dell'Olio extravergine di Oliva Dop Umbria e della Fondazione Villa Fabri, è utilizzata dall'Ente comunale per iniziative culturali.
Le sale con volte dipinte, ottimamente conservate, il parco e la posizione splendidamente panoramica, con vista sulla valle sottostante fino a Spoleto, ne fanno uno dei luoghi più attraenti di Trevi.
É indicata con nomi diversi, a seconda delle famiglie che l'hanno posseduta attraverso quattro secoli. Fu costruita dalle fondamenta sul finire del Cinquecento e inaugurata nel 1603 da Girolamo Fabri “per sollievo della sua vecchiaia, a gioia dei posteri e del paese".
Nel 1891 Mons. Giuseppe Giovanni Hais, Vescovo di Hradec Kralove, l’acquistò per il Collegio Boemo in Roma, e l’ampliò con la costruzione dell’ala destra. Dagli anni Quaranta del Novecento fino al 1988 ospitò, nel periodo estivo, il Pontificio Collegio Etiopico. Fu poi venduta a privati e da questi è passata al Comune di Trevi. - See more at: https://www.treviturismo.it/arte_e_cultura/villa_fabri#sthash.Aw7BbS3I.dpuf
Nel 1891 Mons. Giuseppe Giovanni Hais, Vescovo di Hradec Kralove, l’acquistò per il Collegio Boemo in Roma, e l’ampliò con la costruzione dell’ala destra. Dagli anni Quaranta del Novecento fino al 1988 ospitò, nel periodo estivo, il Pontificio Collegio Etiopico. Fu poi venduta a privati e da questi è passata al Comune di Trevi.
Nella facciata principale della Villa, graffiti monocromi di Praga e di altre cinque città della Boemia, e la cappella riccamente dipinta; nell’abside sono raffigurati i santi della Boemia, tra cui al centro San Venceslao, martire, patrono della Repubblica Ceca e della Boemia.La decorazione esterna dell’edificio e del luogo di culto è stata realizzata, tra il 1912 e il 1914, dagli artisti B. Cila e Pantaleone Mayor. Quest’ultimo monaco benedettino del Monastero di Praga, seguace della Scuola del Beuron, movimento artistico fiorito in Svezia, grazie a Peter Lenz, monaco benedettino con il nome di Dom Desiderio, nella seconda metà del XIX, che Giovanni Battista Montini (Paolo VI) in un saggio sul periodico “Studium” del gennaio 1929, definì: ”una delle correnti meglio definite dell’arte sacra contemporanea. Essa è arte religiosa pura”.
La decorazione della Cappella dei Boemi costituisce in Italia, dopo la Cripta di Montecassino, il secondo lavoro più importante della scuola di Beuron. La scuola artistica benedettina di Beuron getterà ponti verso l’art nouveau e la modernità.
La Villa presenta nei soffitti delle sale del piano nobile una notevole decorazione ad affresco, ben conservata in tutta la sua vastità, della prima metà del secolo XVII.
Nell’atrio è rappresentata, al centro della volta, la Gloria con la scritta: “Invidiam calco et fortunam supero” (Schiaccio l’invidia e conquisto la fortuna). Negli spicchi sono rappresentate le figure allegoriche delle quattro stagioni con i propri segni zodiacali, racchiusi in tondi.
Nella prima sala, la più ampia, in una finta porta è dipinto un personaggio in atto di affacciarsi, nella volta, scene del Vecchio Testamento: il giudizio di Salomone; Giuseppe sfugge alle seduzioni della moglie di Putifarre; Susanna tentata dai vecchi; Sansone tradito da Dalila; David guarda Betsabea. Le scene sono tutte incorniciate, e al di sotto spiccano, tra palme e corone, le figure allegoriche di virtù: Concordia, Tranquillitas, Magnificentia, Liberalitas, Nobilitas, Prudentia, Pax, Amicizia, con gli stemmi di alcune famiglie che ebbero in possesso la Villa e di famiglie congiunte.
Nella sala, che segue a destra, al centro della volta è dipinta la Religione, e nei quattro lati l’Arte Militare, la Letteratura, la Caccia e il Matrimonio.
La sala successiva reca le storie del profeta Daniele; il banchetto di Baldassàr; il Profeta smaschera i sacerdoti di Bel; il Profeta nella fossa dei leoni e il Profeta Abacuc trasportato dall’Angelo con il cibo in mano; i Persecutori del Profeta sbranati dai leoni.
Nelle sale a sinistra dell’ingresso: la prima ha nel riquadro centrale della volta San Paolo I eremita; nei quadri laterali: i SS. Antonio, Macario, Onofrio e Girolamo con l’elogio delle loro gesta; e le figure allegoriche della Continenza, Verginità, Parsimonia, Povertà, Carità, Vigilanza, Fedeltà, Affabilità, con i puttini che sorreggono stemmi cardinalizi, tra cui quello del card. Ermino Valenti.
La sala successiva, ovale, ha nel centro della volta uno sfondo architettonico con le SS. in gloria Maddalena, Maria Egiziaca, Sofronia e Dimpna in gloria: ai lati sono raffigurate le scene di vita delle stesse sante.
Museo della Civilità dell'uli
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Complesso Museale di San Francesco
Lunette del Chiostro di Bernardino Gagliardi
Trittico con le storie della vita di Cristo di Giovanni di Corraduccio del secolo XV
Incoronazione della Vergine di Giovanni di Pietro, detto lo Spagna
La Chiesa di San Francesco
Museo Nazionale della Cività dell’Ulivo.
Villa Fabbri
Interni Villa Fabbri
Interni Villa Fabbri
Interni Villa Fabbri |